Anestesia indica genericamente l'abolizione della sensibilità, della coscienza e del dolore, associato a rilassamento muscolare. L'anestesiologia è quindi quella branca della medicina che si occupa di annullare la sensibilità dolorifica e la coscienza durante un intervento di chirurgia o durante una procedura invasiva.
L'anestesia generale viene realizzata mediante farmaci "anestetici" e che inducono uno stato di narcosi, ovvero una condizione di perdita di coscienza in cui possono essere alterate in varia misura anche le funzioni vegetative. I farmaci che inducono la narcosi possono essere somministrati dall'Anestesista principalmente per due vie: quella iniettiva (nello specifico quella endovenosa) e quella inalatoria.
Gli scopi dell'anestesia sono:
L'anestesia viene divisa in tre fasi:
Il medico specialista in Anestesia è conosciuto, in Italia, come anestesista-rianimatore, poiché, oltre a provvedere alle procedure di anestesia sui pazienti che devono essere operati, presta la sua opera anche nei reparti di rianimazione, dove assiste i pazienti critici. Si occupa quindi di rianimazione intraospedaliera, intervenendo in qualsiasi caso di arresto o crisi di una delle funzioni vitali (cardiorespiratorie e neurologiche). Anestesisti sono anche i medici responsabili dei centri di terapia iperbarica.
Importante infine il loro ruolo primario nel trattamento del dolore, non solo quello acuto del periodo postoperatorio ma anche quello cronico (neoplastico e non).
L'infermiere che collabora con il medico anestesista è chiamato infermiere di anestesia: affiancato da personale più esperto, è responsabile del funzionamento e dell'utilizzo di apparecchiature tecnologicamente avanzate (respiratori, defibrillatori, monitor), della somministrazione dei farmaci anestetici e no su prescrizione medica, della rilevazione dei parametri vitali.
In collaborazione con il medico di anestesia si interessa inoltre della gestione delle urgenze intra ed extra-reparto.
La rianimazione è la branca della medicina che si occupa del paziente in condizioni critiche e della cura e del ripristino delle funzioni vitali compromesse dall'insorgenza di una malattia acuta o di un evento traumatico.
Il termine viene anche utilizzato, in Italia, per riferirsi a uno specifico reparto ospedaliero: quello di Terapia intensiva. I medici che dirigono le rianimazioni sono gli specialisti in anestesia e rianimazione.
L'attività specialistica di rianimazione comprende competenze multidisciplinari tipiche della medicina interna e perioperatoria applicate al paziente critico. La peculiarità è il supporto intensivo del paziente in toto, che comprende il controllo delle funzioni respiratoria, cardiovascolare, neurologica, nefrologica e al controllo dell'omeostasi metabolica e delle infezioni.
Viene utilizzata per riportare in vita il paziente, anche se teoricamente tutti gli organi funzionano, con l'eccezione del cuore. La sua pratica è strettamente dipendente dal concetto di monitoraggio intensivo delle funzioni vitali e degli effetti di farmaci in infusione continua e presidi invasivi ed extracorporei, che costituiscono una terapia attiva (e non passiva, come spesso ritenuto) per il ripristino delle funzioni fisiologiche spontanee del paziente.
In rianimazione vengono ricoverati i pazienti con patologie molto gravi. A volte, dopo interventi chirurgici particolarmente complessi e per soggetti in condizioni di salute critiche, si ricorre al ricovero in rianimazione per potere assistere adeguatamente il paziente. Ciò per dare modo al paziente di riprendere completamente l'attività respiratoria e muscolare.
Terapia intensiva
Con assistenza intensiva si indica il più elevato livello disponibile di trattamento continuo del paziente. In aggiunta all'assistenza infermieristica, all'osservazione del paziente e al monitoraggio continuo, questa di solito implica un trattamento attivo, cioè la terapia intensiva.